
La Storia

Primi Anni
Il 21 novembre 1909 un con una pubblica manifestazione nel Palazzo Municipale sancì la nascita della Scuola Operaia di Città di Castello. Vagheggiata a lungo dal ceto artigiano e operaio e dai migliori intellettuali locali.
Città di Castello contava allora poco più di 6.000 abitanti nel centro urbano e quasi altri 20.000 nel vasto territorio rurale. Una realtà quindi prettamente agricola. Però un certo dinamismo stava mostrando l’industria meccanica. Giulio Pierangeli, intellettuale e scrittore, si impegnò nel progetto con slancio, competenza e autorevolezza riuscendo a coinvolgere le migliori energie della città. Vincenzo Gualtierotti, direttore delle Officine Meccaniche e Fonderie Cooperative guidò la commissione incaricata dalla Società operaia di delineare il progetto della scuola, insieme a lui lo scultore Elmo Palazzi, l’ingegnere Plinio Burchi e l’insegnante di disegno Domenico Mancini. il Consiglio direttivo si insediò il 10 ottobre 1909 e con avvisi pubblici e una campagna di stampa si chiese ai giovani di iscriversi. Il primo anno frequentarono assiduamente i corsi serali, divisi in due classi, 46 allievi su 55 iscritti, altri 40 presero parte al corso domenicale.
La Scuola poteva contare sull’eredità lasciata con il proprio testamento da Giovanni Ottavio Bufalini (morto nel 1896) il quale aveva disposto che questa fosse raccolta da “un’Istituzione di Beneficenza da denominarsi Officina Operaia Giovanni Ottavio Bufalini a favore di esercenti arti e mestieri nei comuni di Città di castello e San Giustino. […] In tale Officina dovrà essere collocato il mio busto in bronzo, opera dello scultore Arnaldo Zucchi”. La scultura è ancora all’interno della scuola.
La Scuola operaia attraversò, senza mai chiudere le proprie aule ed interrompere le lezioni le due Grandi Guerre.

Anni ’70
Il passaggio delle competenze in materia di formazione professionale dallo Stato alle Regioni (1972) rappresenta per la Scuola un avvenimento importante per garantire all’ istituzione una maggiore stabilità operativa e il riconoscimento del suo ruolo nel contesto economico-produttivo dell’ Alta Valle del Tevere.
All’epoca la Scuola registra una frequenza media di 120 allievi fra meccanici, falegnami, muratori. Arriva però una inversione di tendenza nei numeri degli iscritti: i giovani in massa si orientano verso le scuole superiori tecniche e scientifiche, abbandonando gli indirizzi professionali. Ragioni d’ordine sociale, culturale, economiche sono alla base di questo cambiamento, che tuttavia introduce contraccolpi negativi nel mercato del lavoro e soprattutto crea difficoltà crescenti alle aziende nel reperimento di manodopera qualificata. In parte per far fronte alla mancanza di giovani allievi e in parte per riallacciare un efficace rapporto con il mondo produttivo, la Scuola Bufalini nel 1977 propone alla Regione un progetto sperimentale chiamato “Alternanza Scuola-Lavoro”. La proposta è accolta e trasferita in tutti i Centri di formazione regionali. Le novità previste dalla sperimentazione erano certamente rivoluzionarie, se si pensa al periodo storico in cui fu attivata e al fatto che solo oggi l’alternanza comincia a diffondersi nel mondo della scuola. I capisaldi del progetto erano sostanzialmente due: Il primo era la destrutturazione dell’andamento parascolastico dei corsi di formazione attraverso la scansione modulare dei cicli di formazione e non più biennale; il secondo era rappresentato dalla realizzazione di stages aziendali di lunga durata. Il nuovo modello formativo contribuiva positivamente a migliorare la preparazione degli allievi e contestualmente a permettere alla struttura formativa di ritarare i propri programmi didattici agli effettivi bisogni delle aziende.

Anni ’80
Nel 1982 viene promulgata la legge regionale n° 69, la quale delinea il sistema formativo dell’Umbria e assume l’Alternanza come momento di riferimento per tutti i corsi professionali.
I primi anni ’80 segnano un periodo di significative novità anche per gli operatori della “Bufalini”, che passano nei ruoli del personale regionale. L’operazione solleva l’Ente da difficoltà economiche non indifferenti e nel contempo garantisce ai 17 dipendenti una più sicura sistemazione occupazionale. Nell’anno 1986 si avviano i primi incontri con l’ITIS (istituto tecnico superiore) al fine di verificare la possibilità di una intesa fra le due istituzioni tesa a trovare soluzioni sia agli aspetti di adeguamento strutturale delle due sedi sia a formulare un progetto innovativo di interazione formativa.

Anni ’90
I lavori di ampliamento della sede terminano nel 1991 e il nuovo edifico accoglie al piano terra tutti i laboratori della “Bufalini” mentre i due piani superiori vengono riservati alle esigenze di ampliamento dell’ITIS.
Un investimento finanziario della Provincia e della “Bufalini” permette di raggiungere due scopi: quello di recuperare un ampio spazio urbano degradato e quello di evitare un ulteriore spopolamento del centro storico della città.

Primi 2000
Nel primo decennio degli anni 2000 la scuola, oltre ad aver ottenuto la Certificazione Europea di Qualità, lavora per incrementare notevolmente la quantità e la qualità delle proprie prestazioni e a prefigurarsi sempre più come agenzia di servizi, così da rispondere con tempestività ed efficacia alle esigenze e aspettative degli utenti, e porsi sempre più come riferimento per l’economia locale, sviluppando la capacità del saper fare.
La Scuola, in questi anni, realizza una serie di interventi finalizzati all’aggiornamento progressivo di laboratori e attrezzature, che hanno portato la struttura ad arricchirsi di una sala multimediale”, destinata ad ospitare convegni e attività didattiche, di una “Sala del Gusto” per le esercitazioni pratiche di sala e bar, di una “Palestra Gastronomica” per quelle di cucina, nonché di un salone per acconciatori e di un laboratorio di oreficeria.
L’ampliamento dell’offerta formativa, ha previsto, inoltre, dal 2007, l’attivazione di percorsi di formazione specialistica in materia di sicurezza, raccogliendo così l’esigenza espressa dal territorio locale in tema di prevenzione e protezione. La scuola realizza, inoltre, con continuità, dal 2001, attività di orientamento, accompagnamento al lavoro e alfabetizzazione linguistica rivolte ad allievi iscritti e finalizzate a sostenerne la frequenza, sul modello definito “I Fuoriclasse” e adottato a livello provinciale da tutti i Centri di Formazione Professionale.
Nel 2009 la Scuola festeggia i suoi primi 100 anni facendo registrare un bilancio decisamente positivo in termini di attività erogate, allievi iscritti, professionalità formate e risorse umane impiegate.
A partire dal 2009 la Scuola promuove un piano di intervento a carattere sperimentale finalizzato al contrasto alla dispersione scolastica volto a favorire il successo formativo dei giovani e consentire il conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età. In questo contesto caratterizzato da forti criticità, la scuola contribuisce alla crescita educativa, culturale, sociale, economica dei giovani.

Ad oggi
Ad oggi la Scuola è un centro di istruzione secondaria grazie ai percorsi IeFP (Istruzione e Formazione professionale) che permettono ai ragazzi di scegliere i percorsi proposti dalla Scuola subito dopo la licenza di scuola secondaria di primo grado. Le ragazze e i ragazzi inseriti nei percorsi IeFP ottengono dopo tre anni una qualifica professionale da subito spendibile nel mondo del lavoro e al termine del quarto anno un diploma professionale.
I percorsi prevedono che dal secondo anno le studentesse e gli studenti svolgano oltre 400 ore di alternanza scuola/lavoro presso aziende del proprio settore e in molti casi nel terzo anno vengono attivati contratti di apprendistato di primo livello, che permettono loro di lavorare continuando a studiare.
Inoltre ad oggi l’impegno della scuola è anche rivolto a realizzare un ampio ventaglio di offerte formative destinate ad allieve e allievi adulti, in diversa condizione occupazionale e di istruzione. Con questi corsi, finanziati dalla Regione Umbria, la Scuola realizza misura concrete per incrementare e migliorare l’occupazione sul proprio territorio, offrendo ai disoccupati opportunità di qualificazione professionale coerenti con i fabbisogni del territorio.
In risposta alle richieste del mercato del lavoro e per offrire opportunità di inserimento lavorativo, per gli adulti, la Scuola inoltre attiva percorsi di formazione per l’ottenimento di qualifiche professionali nei settori regolamentati, in particolare per operatore del benessere ACCONCIATORE e operatore del benessere – ESTETISTA (link alla pagina specifica). Questi percorsi, a pagamento, prevedono 1800 ore di formazione, di cui 780 di tirocinio presso aziende del settore) da svolgere in un biennio.
Infine la Scuola di arti e Mestieri è anche Ente titolare per i progetti di Servizio civile universale con oltre 100 sedi sul territorio nazionale, e grazie a progetti specifici a valere sugli avvisi del Dipartimento Politiche Giovanili del Ministero offre ogni anno a moltissimi giovani tra i 18 e i 29 anni di aderire per poter svolgere un’esperienza di volontariato nel territorio (link alla pagina del servizio civile)

Burri
L’istituto ha avuto l’onore di essere stato protagonista di un rapporto diretto, seppur di breve periodo, col celebre artista tifernate Alberto Burri. La storia narra, infatti, che il maestro realizzò una sua opera nel 1948 nei locali della scuola dato che ne aveva richiesto l’utilizzo per la realizzazione di alcune sue opere.
Burri, all’epoca non ancora considerato un artista di livello mondiale, si dilettò a disegnare, sul retro di un registro utilizzato dall’istituto, questa piccola opera che poi decise di regalare alla Scuola come segno di riconoscenza e ringraziamento per l’utilizzo dei locali. Da allora l’opera è rimasta a scuola per diversi anni prima di essere consegnata alla Fondazione Palazzo Albizzini che ancora oggi la custodisce nella “Collezione Burri”.
Dal punto di vista della formazione professionale la “Bufalini” divenne il punto di riferimento soprattutto di quei giovani che non potevano, o volevano, proseguire gli studi dopo la scuola elementare e abbisognavano delle competenze per inserirsi presto e bene nel mondo del lavoro. La scuola ebbe il merito di rifornire con continuità un mercato del lavoro in espansione degli operai specializzati richiesti: tornitori, aggiustatori, forgiatori, saldatori, mobilieri, intagliatori, carpentieri e cementisti. La scuola, già in quegli anni, aveva un ruolo fondamentale per la comunità altotiberina dal punto di vista della formazione professionale ma non solo visto che storie importanti come il rapporto che la scuola Bufalini ha avuto con il Maestro Burri ci portano testimonianze di una scuola che era il fulcro di molte attività per la popolazione, per le istituzioni locali e anche per gli artisti.